FILOSOFIA…PENSIERI… PAROLE….

Di Anna Bertone

Nel 2001 mi ero iscritta all’Università Statale di Milano al corso di Filosofia. Mi appassionava la filosofia antica che iniziai ad approfondire con passione… passione che persi poi nel divenire degli eventi di vita non portando a termine gli studi.

In questo percorso mi incuriosì il filosofo Gorgia, non tanto per la sua indagine sofistica, che sinceramente non ho mai amato, ma per quanto lui mi ha portato a riflettere sul concetto di Nulla e sulla Parola. I sofisti arrivano dopo i filosofi naturalisti come per esempio, Talete.

Sofistica vuol dire regno dell’opinione, sfiducia nella possibilità di raggiungere la verità, quindi: relativismo, scetticismo, soggettivismo e di conseguenza individualismo, sconfinando nel punto di vista del nichilista. Gorgia è filosofo sofista nato a Lentini, tutti i sofisti si consideravano maestri di virtù, e giravano il territorio insegnando la loro dialettica e facendosi pagare per questo, un po’ come oggi avviene con la neurolinguistica.

Questo filosofo affermava che: “Nulla esiste”, “Se anche qualcosa esiste, non è conoscibile”, “Se anche fosse conoscibile, non è comunicabile agli altri.” Tutti questi giri di pensieri mi stupivano ma riconoscevo che, questo filosofo, sapeva, a mio avviso, che: il Nulla c’è.

Il Nulla come lo avevo studiato io nei miei percorsi di indagine metafisica, cioè inteso come assenza di materia ed energia: il Vuoto, come lo definiscono i fisici quantici, da cui tutto nasce.

Quanto Gorgia espresse sulla parola mi stimolò una profonda riflessione, infatti mi era molto chiaro che la parola è un “farmaco” come lui diceva: “la parola è una grande dominatrice, sa compiere grandi cose, riesce, infatti, a calmare la paura, a eliminare il dolore, a suscitare la gioia e ad aumentare la pietà”.

Riflettei che come Consulente di Integrazioni Naturali il mio lavoro si basava sulla parola, oltre che su l’attenta osservazione e quindi la grande importanza di “come” parlare col cliente.

Mi dettai un codice etico da seguire, avevo già sperimentato su di me e su altre persone che: la parola ha una sua potenza e se usata male procura del male, decisi di usarla nella mia professione per causare del bene, per aiutare, per portare soluzione.

Capii che: “DOVEVO PARLARE AL CLIENTE IN MODO SINCERO, SENZA FERIRE, SENZA INCANTARE MA SPIEGANDO, PORTANDOLO A CAPIRE QUALCOSA IN PIÙ SUL SUO PROBLEMA, DANDOGLI FIDUCIA, INCORAGGIANDOLO A CREDERE ALLA SOLUZIONE, ALLA SUA SOLUZIONE, A QUELLA CHE LUI POTEVA VEDERE.”

Ebbi risultati positivi, tanti nodi energetici si dissolvevano semplicemente parlando, altri nodi rimanevano ma c’era la presa di conoscenza del problema da seguire ed arginare. C’erano i miei consigli di integratori e la fiducia nella loro applicazione. C’è stata la prova del nove (come si dice…) che veramente la comunicazione è il solvente principale per affrontare un problema. Che la comunicazione può anche attraversare vari stadi emozionali ma se c’è la volontà di capire arriva a risolvere le problematiche. Dovremmo sempre ricordarci che la Parola è un “Farmaco” e quindi usarla con Coscienza (e non come arma ingannevole per nostri fini, così… come la retorica di quei tempi antichi …), ma per trovare soluzioni, moderando i toni ed i vocaboli stessi affinché… “curino”… “risolvano”.

Quando cerchiamo di addormentare un bambino, se nella nostra cantilena c’è amore e serenità… il piccolo si addormenta.

ANNA BERTONE BLOGGER DI REBIS

Pubblicato da Redazione Rebis

Membro gruppo esperti e gruppo redazione di Rebis.

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