Accade spesso, da alcuni anni, di sentire politici, giornalisti, commentatori e “semplici” cittadini affermare che la nostra democrazia è più debole da quando i Presidenti del Consiglio dei Ministri “non sono eletti da nessuno”.
L’affermazione ha una duplice rilevanza: costituzionale da un lato, etico-morale dall’altra.
Dal 2011, in effetti, nessun Presidente del Consiglio è stato indicato dai partiti prima del voto con un formale impegno. Tutti i Presidenti del Consiglio sono stati scelti a posteriori dal Parlamento (quindi dai partiti) e dal Presidente della Repubblica.
Questa situazione sembra stridere con il primo articolo della nostra Costituzione, che recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Il ragionamento, intuitivo, è molto semplice: come possiamo noi cittadini considerarci sovrani se prima andiamo a votare e poi, nelle loro segrete stanze, i partiti fanno quello che vogliono e mettono a governare una persona della quale nessuno aveva parlato prima della consultazione elettorale?
In che cosa consiste la rilevanza costituzionale dell’affermazione secondo la quale non è giusto che i Presidenti del Consiglio non siano votati da nessuno? Per rispondere, vediamo che cosa dice la Costituzione, cioè la Legge Fondamentale dello Stato italiano.
Primo: non potendo milioni di cittadini mettersi d’accordo su quali leggi darsi, eleggono deputati e senatori a rappresentarli e a prendere decisioni per loro conto. Gli articoli 56 e 58 della Costituzione affermano che i deputati e i senatori sono eletti “a suffragio universale e diretto”.
Il suffragio universale è il principio secondo il quale tutti i cittadini maggiorenni possono esercitare il diritto di voto senza alcuna restrizione. Si distingue dal suffragio ristretto che può essere fondato sul censo (patrimonio e reddito), sul sesso (voto concesso solo agli uomini) o sul grado d’istruzione.
Si suppone che, nel complesso, i cittadini eleggano deputati e senatori che sentono vicini alle proprie idee e al proprio sentire.
Secondo: l’approvazione delle leggi è esercitata dalle due Camere (art. 70), che decidono a maggioranza. La proposta delle leggi da votare, invece, può essere fatta dal Governo, da ciascun deputato o senatore, dalle Regioni, dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (organo di consulenza delle Camere e del Governo) e anche dal popolo se almeno cinquantamila persone presentano un progetto di legge (art. 71).
Terzo, molto importante: l’art. 92 dice che è il Presidente della Repubblica a nominare il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.
Da nessuna parte la Costituzione dice che il Presidente del Consiglio dei Ministri deve essere un parlamentare (deputato o senatore). È vero che per decenni a partire dal 1948 i Presidenti del Consiglio sono stati dei parlamentari (con due eccezioni a metà degli anni Novanta), ma non perché fosse richiesto.
Quarto, altrettanto importante. In realtà, perché il Presidente del Consiglio possa assumere la carica, la Costituzione pone DUE condizioni: come detto, essere scelti dal Presidente della Repubblica (e quindi godere della sua fiducia) e… avere la fiducia delle due Camere, che si esprime mediante una votazione in cui ogni parlamentare dichiara formalmente il proprio “sì” o “no” (art. 94) alla nascita del governo presieduto da “quella” persona e con “quella” squadra di ministri.
La necessità di ricevere la fiducia dei due rami del Parlamento è il motivo per cui il Presidente della Repubblica, prima di nominare il Presidente del Consiglio dei Ministri, consulta i partiti i cui rappresentanti siedono in Parlamento. Deve, infatti, avere la ragionevole certezza che il Presidente del Consiglio che sceglierà “piaccia” (politicamente parlando) anche ai deputati e ai senatori. Se infatti il Parlamento non vota la fiducia al Presidente del Consiglio, a nulla vale la scelta del Presidente della Repubblica.
La scelta è dunque collegiale. Prima il Capo dello Stato, poi il Parlamento, che si sono precedentemente “consultati” per trovare una soluzione comune. Visto che il Governo deve passare al vaglio del Parlamento, un preventivo “no” informale da parte dei deputati e senatori al Capo dello Stato pone fine a qualsiasi dubbio o discussione.
Il ruolo del Parlamento è tanto più importante se si considera che anche il Presidente della Repubblica è eletto dai deputati e dai senatori in seduta comune.
Ecco perché la nostra è una repubblica parlamentare. In una repubblica presidenziale o semipresidenziale, invece, il Capo dello Stato è eletto direttamente dai cittadini e il governo non ha bisogno di ricevere la fiducia delle Camere, che si limitano a discutere, approvare o respingere le proposte di legge.
È legittimo supporre che il Presidente della Repubblica scelga come Presidente del Consiglio una persona che abbia caratteristiche professionali e morali di alto profilo: che sia onesto e bravo a dare coerenza all’azione dei ministri (art. 95).
E… se una di queste condizioni non fosse soddisfatta, o addirittura non lo fossero entrambe?
Sarebbe il Parlamento a poter rimediare: infatti, come concede la fiducia, la può anche revocare.
Nessun Presidente del Consiglio è arrivato a Palazzo Chigi da solo: il Parlamento ha votato la fiducia a tutti loro. Lo impone la Costituzione.
E veniamo alla rilevanza etico-morale dell’affermazione secondo la quale non è giusto che i nostri Presidenti del Consiglio non siano votati dai cittadini.
Un Parlamento è scelto dal Popolo e dunque rappresenta la Coscienza di quel Popolo, oppure l’assenza della stessa.

Se è vero che alcuni MILIONI di cittadini non potrebbero mai coordinarsi per prendere decisioni collettive, è altrettanto vero che alcune CENTINAIA di parlamentari sono in grado di farlo.
Un’assemblea legislativa, in una repubblica parlamentare, è sia il CUORE pulsante del Paese sia la sua TESTA nel prendere decisioni per il bene della collettività. Ogni deputato e ogni senatore, donna o uomo che sia, è delegato da milioni di cittadini a decidere al posto loro in quanto (si suppone) dotato di capacità di analisi, discernimento e senso etico. Un Parlamento di persone con rango intellettuale ed etico elevato, dotate di sensibilità e creatività adeguati al compito, è in grado di partorire idee buone e soluzioni costruttive.
L’articolo 67 della Costituzione afferma che “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione”, perché è eletto per agire a favore del bene di tutti.
E perché lo stesso articolo dice che “Ogni membro del Parlamento esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”? Perché, prima di diventare deputato o senatore, nessuno può sapere quali proposte di legge inattese si troverà a dover analizzare, discutere, approvare o respingere, per quanto ben fatto possa essere il suo programma personale e quello del partito cui appartiene.
In caso di temi imprevisti, un parlamentare non potrà procedere in base a decisioni precostituite e non dovrà limitarsi a obbedire agli ordini dei capi partito, rinunciando alla propria sensibilità e intelligenza. DOVRÀ, invece, FARE RICORSO ALLA PROPRIA CAPACITÀ DI DISTINGERE IL GIUSTO DALL’INGIUSTO, IL BENE DAL MALE, CIÒ CHE COSTRUISCE DA CIÒ CHE DISTRUGGE, vale a dire… DOVRÀ CONSULTARE LA PROPRIA COSCIENZA.
Se quindi il Presidente del Consiglio di turno prende decisioni dannose per la collettività, il Paese, la Nazione, la Patria… il Parlamento può rettificarle, correggerle, annullarle, non accettarle.
Un Parlamento italiano che si lamenta di essere prevaricato dal Presidente del Consiglio non è conscio del proprio potere, assegnato dalla Costituzione, di dare e revocare la fiducia al Governo, né della forza della sua Coscienza come gruppo (se ce l’ha) che deriva dalla somma di tutte le coscienze individuali dei suoi membri.
Un Popolo italiano che si lamenta del proprio Presidente del Consiglio affermando che “non è stato eletto da nessuno” non è conscio del proprio potere, assegnato dalla Costituzione, di dare o revocare la fiducia ai propri rappresentanti in Parlamento, né della forza della sua Coscienza collettiva che deriva dalla somma di tutte le coscienze individuali.
Per questo l’articolo 48 afferma che “Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età”, che “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto” e che “Il suo esercizio è dovere civico”. Ognuno di noi, in parità, ha la responsabilità di scegliere chi mandare o non mandare in Parlamento. È nostro DOVERE farlo in quanto cittadini, dove il concetto di “cittadino” è stato nobilitato al massimo grado dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino approvata nel 1789, all’inizio della Rivoluzione Francese.
E sempre per questo l’articolo 68 dice che “I membri del Parlamento non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”. L’AZIONE, L’OPERARE, IL DARSI DA FARE, IL DECIDERE DELLA COSCIENZA, che dovrebbe muovere ogni parlamentare quando esprime la propria opinione ed esercita il diritto di scelta, NON possono essere limitati o minacciati.
C’è dibattito intorno al primo articolo della Costituzione: si afferma da più parti che esso sia limitativo in quanto il “lavoro”, da solo, non può essere posto a fondamento della vita di un intero Paese.
Bene, il “lavoro ESTERIORE”, quello concreto, che crea effetti nella materia e nella società, sempre perfettibili e migliorabili per definizione, dovrebbe essere preceduto dal “lavoro INTERIORE” che ogni pubblico rappresentante (deputato, senatore) e ogni cittadino ha IL DOVERE di fare su di sé, per ACCRESCERE LA SCALA DEI VALORI DELLA PROPRIA COSCIENZA da utilizzare nella vita personale e istituzionale.
Propongo quindi di integrare l’articolo 1 della Costituzione inserendo un semplice COMPLEMENTO DI SPECIFICAZIONE: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro DELLA COSCIENZA”.
Con questa dichiarazione d’intenti, che muta profondamente il significato del termine “Lavoro”, la sovranità potrà tornare al Popolo il quale, quando è consapevole dei significati profondi della Costituzione, può esercitare il proprio potere decisionale nelle forme e nei limiti che Essa pone, ed essere fiero di sé stesso per questo.
Zvetan Lilov
Blogger Gruppo Rebis