La forza delle donne

L’attivismo non è conveniente né consigliabile. Non fatelo, è molto più sicuro e comodo arrabattarsi per guadagnare qualche spicciolo da investire nella cena al ristorante o nella seduta dall’estetista per eliminare l’antiestetica cellulite che, se soltanto si seguissero i principi di una salutare alimentazione, si ridurrebbe da sé. Agire secondo coscienza in troppi casi significa veder disconosciuta la propria Umanità e calpestati i propri Diritti paradossalmente da quelle stesse istituzioni che dovrebbero difenderli e che tentano, in questo modo, di soffocare una voce critica che attenta all’ordine costituito.

Lo sa bene Nasrin Sotoudeh, famosa avvocatessa iraniana vincitrice nel 2012 del prestigioso premio Sakarov per la libertà di pensiero che ogni anno, a partire dal 1988, viene conferito dal Parlamento Europeo a personalità distintesi per la tutela dei Diritti Umani. Laureata in diritto internazionale presso la Shaid Beheshdi University, è nota per aver difeso delle donne che esercitavano il sacrosanto diritto di manifestare contro l’obbligo di usare il velo in pubblico (dovrebbe essere una scelta e non un’imposizione), simbolo del ruolo subalterno della donna, per essersi battuta contro la pena di morte e per aver sostenuto oppositori politici che si battevano contro il regime degli ayatollah.Nel marzo 2019 è stata condannata a 33 anni di carcere e 148 frustate. Renza Khandan, suo coniuge, in un post su facebook dice che sua moglie si è rifiutata di contestare il verdetto emesso dai giudici a causa delle irregolarità riscontrate nel processo.

Il ben noto Cesare Beccaria, esponente dell’illuminismo italiano ai suoi tempi, era convinto del fatto che la pena dovesse essere rieducativa e dovesse favorire il reinserimento del reo all’interno del tessuto sociale. In quest’ ottica, quindi, al colpevole si imputa il turbamento dell’ordine sociale che deve essere ristabilito tramite una punizione che porti allo sviluppo di comportamenti maggiormente adattivi e pro-sociali e che non costituisca solo una sorta di risarcimento per il danno arrecato. Ma nel caso in cui il contratto sociale e il sovrastante corpus legislativo sia degradante per una fetta di suoi appartenenti, che non vedono riconosciute le più elementari libertà di cui un essere vivente dovrebbe godere, come per esempio il diritto ad autodeterminarsi, il diritto al dissenso e la parità nelle questioni relative al genere (già solo questo dovrebbe far ribollire il sangue), si può affermare che 33 anni di carcere e 148 frustate (dopo 30 frustate in genere si perdono i sensi a causa dell’incapacità del corpo a resistere a un tale intenso dolore) siano una pena equa da destinare ad un avvocato che ha svolto solo la sua mansione di tutela della parte lesa? (ecco, a questo punto bisognerebbe saltare dalla sedia e andare a manifestare in strada). Di certo nel ventunesimo secolo c’è un’innovazione tecnologica che era impensabile per i coetanei di Beccaria. Eppure ancora oggi vengono emesse pene che implicano una punizione corporale che rimandano all’epoca in cui si credeva all’esistenza di scope volanti, al fatto che le streghe durante il sabbath si accoppiavano con il demonio e facevano a pezzi i bambini per poi mangiarne il cuore pulsante.

La tristemente nota inquisizione viene ricordata per i modi fantasiosi in cui si faceva sfregio della dignità umana torturando i sospettati che, per sfuggire all’insopportabile dolore, preferivano essere condannati pur di far cessare il supplizio. La fustigazione e la tortura sono paragonabili ai rituali dell’inquisizione, con la sola differenza che oggi i più (anzi i pochi che si accollano l’onere di cercare di penetrare l’essenza dei problemi) hanno i mezzi per rendersi conto dell’ingiustizia perpetuata ai danni di un cittadino, una visione più nitida dei condizionamenti culturali e dei diritti di ogni appartenente al genere umano di qualsiasi etnia, classe sociale, genere, età… ecc.

Paradossalmente una cittadina che si è distinta per zelo, altruismo, sprezzo del pericolo e virtù civica, viene imprigionata e sarà sottoposta a una forma di tortura, una delle forme più evidenti della crudeltà umana, anziché essere inclusa nei programmi di storia contemporanea all’interno delle scuole. Nasrin Sotoudeh si è rifiutata di lasciare l’Iran, di emigrare in un paese in cui il giogo della tradizione è meno opprimente e di fuggire dal problema. Invece è rimasta per difendere i bisognosi e per fare qualcosa per la sua gente. Può essere paragonata dunque ad una moderna martire che si è sacrificata per il bene di tutti, che si è immolata per la giustizia anteponendo la causa e, di conseguenza, il progresso della civiltà umana ai suoi desideri egoici.

La stragrande maggioranza dell’informazione mediatica è dedita alla trasmissione di notizie di cronaca nera relative a disastri ambientali e concerne programmi di intrattenimento in cui lo stile comunicativo è prevalentemente caratterizzato dal sensazionalismo e dalla ricerca del grottesco, perché nel tentativo di suscitare emozioni forti si indugia troppo spesso in dettagli raccapriccianti che sarebbe meglio sorvolare, mentre si dà troppo poco spazio a notizie edificanti che potrebbero fungere da traino per l’opinione pubblica e condurla verso lidi maggiormente agognati.
Onore a Nasrin Sotoudeh.

Iolanda Della Monica
Blogger Gruppo Rebis

Pubblicato da Redazione Rebis

Membro gruppo esperti e gruppo redazione di Rebis.

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