Quante volte

Quante volte non mi sono riconosciuto.
Quante volte ho creduto di essere io.
Quante volte ho reagito pensando che la mia forza fosse la violenza e l’aggressività.
Quante volte non ho riconosciuto l’amore intorno a me scambiandolo per debolezza dei poveri.
Quante volte mi sono sentito sicuro nella mia superficialità spacciandola per granitica certezza.


Quante volte ho creduto essere il nemico anemico quella persona o quella situazione che semplicemente mi stava dicendo “guarda che quello che hai fatto è sbagliato”.
Quante volte nella mia stupidità ho cercato di allontanare l’amore che non era quello che io credevo, affermando che la passione vera bisognava viverla fisicamente.
Quante volte ho nutrito il corpo affamando l’anima dimenticando che entrambi vanno nutriti.


Quante volte ho difeso coloro che hanno fatto di me uno schiavo pensando che quella che mi davano fosse la libertà promessa e il mio vivere ideale, ma che poi si sono rivelate delle menzogne maligne.
Quante volte ho creduto nella luce essendo certo fosse appannaggio del successo degli uomini senza pensare che fosse l’impalpabile contrassegno dell’amore di un dio vero.

Quante volte nel cercare di svicolare le responsabilità del mio vivere mi sono rifugiato nel freddo calore della menzogna, identificandolo come un ristoro ma senza riconoscerlo per quello che in realtà era: la mia tomba.
E quante volte non ho ascoltato la voce del mio cuore soffocandola e ritenendola un rumore di fondo fastidioso da silenziare con un pulsante senza nemmeno accorgermi che inconsapevolmente stavo attivando delle mani scure attorcigliate intorno alla mia gola.

Quante volte non mi sono chiesto”ma sto facendo la cosa giusta?” e quello che ho sentito è il silenzio di chi non vuole che tu senta la risposta.
Quante volte sono partito per viaggi avventurosi alla ricerca di parti di me stesso e non mi sono accorto che i compagni che mi portavo dietro in realtà erano dei falsi amici che, vittime anche loro dell’ignoranza, hanno trasformato il mio viaggio in una deportazione comune verso l’inferno.
E quante volte non ho riconosciuto i veri compagni e anch’io mi sono comportato da assassino semplicemente perché non ho saputo riconoscere la leggerezza della loro compagnia e l’esuberanza del loro scopo.

Quante volte sono ritornato dai miei viaggi con dei tesori in tasca e invece di custodirli nel mio cuore li ho ceduti credendo di arricchire altri, oltre me, del dono dell’esperienza e ritrovarmi povero e reietto svuotato di tutto.

Quante volte ho cercato di approfittare di qualcuno senza chiedermi che cosa stessi facendo ritrovandomi a distruggere la comprensione custodita in quell’anima immortale ferendola a morte.
Quante volte ho creduto che fare la cosa giusta fosse sbagliato semplicemente perché sentivo dentro di me un grido di dolore e, credendolo mio, ho desistito dall’azione pensando di soffrirne ancora di più, senza accorgermi che in realtà era il grido delle mie parti scure e parassite che vivevano nell’ombra e che non volevano assolutamente che io portassi dentro di me la luce a illuminare anche loro.

Quante volte ho pensato di smettere di lottare per rifugiarmi nell’eterno riposo pensandolo anche una cosa auspicabile dopo tante fatiche.
Quante volte per paura di morire non ho fatto la cosa giusta senza vedere che così facendo morivo di più.
Quante volte ho fatto tutto questo?
Tante. Troppe.

Arriva il momento in cui il tuo cuore dice: basta, non voglio più soffrire.
Non è più il tempo di essere leggeri e sonnolenti.
Arriva il momento in cui senti dentro di te che la misura è colma e che adesso la finzione è finita.
Arriva il momento in cui le ferite si richiudono e il dolore si lenisce e lasciano il campo alla vittoria.


Se soffri ma non muori o muori ma non completamente ce la puoi sempre fare.
Amore che mi hai guidato da altrove, adesso so, ancor meglio di ieri, che quando decido di elevarmi al rango che è mio e che mi spetta, nonostante “me”, sei ancora lì, capace di perdonarmi e di amarmi.

Dedico tutto questo a Te!

Lorenzo Ferrante
Blogger Gruppo Rebis

Pubblicato da Redazione Rebis

Membro gruppo esperti e gruppo redazione di Rebis.

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