Quando Gandhi pronunciò questa frase sicuramente non intendeva che ognuno dovesse stravolgere subito la propria vita, ma piuttosto voleva far capire agli esseri umani che per cambiare il Mondo era necessario iniziare cambiando se stessi.
Cambiare se stessi può sembrare alquanto complicato, ma non lo è se stiamo ad alcune regole etiche che i diversi maestri spirituali ci hanno lasciato per guidarci nella nostra evoluzione come Esseri Umani. Per esempio “non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te” è già una buona regolare da seguire per cambiare il proprio mondo e di conseguenza il Mondo di tutti.
Per esempio l’altro giorno una persona mi diceva che vive spesso conflitti con la mamma. Le ho chiesto a cosa sono dovuti questi conflitti e lei mi ha risposto: “mia mamma non mi fa mai un complimento e non mi dice se sto facendo una cosa bene, mentre quando ci sono delle cose che non vanno bene lei è subito pronta a farmelo notare. Ma poi quello che mi fa stare ancora peggio è che lei pretende che io le faccia i complimenti quando lei fa qualche cosa”.
Poi le ho chiesto se anche al lavoro vive questo conflitto e lei ha detto di sì, che quando dà una mano ad un collega di un altro reparto questo suo gesto spesso non viene riconosciuto, mentre se sbaglia qualcosa sono tutti pronti a giudicarla o a rimproverarla.
E’ evidente che a nessuno fa piacere vivere queste situazioni, ma è altrettanto evidente che ogni giorno della nostra vita ci troviamo a vivere situazioni simili o uguali. Quando viviamo in prima persona una situazione come quella dell’esempio appena riportato sopra allora ci rendiamo conto che c’è qualcosa che non va perché proviamo disagio, malessere, dispiacere, rabbia, senso d’ingiustizia… ecc., tutte sensazioni ed emozioni che non ci fanno stare bene, anzi.
Rendersi conto quindi vuol dire sviluppare un attimo di consapevolezza, necessario per potersi creare una coscienza. Quindi possiamo ritenerci fortunati se ci capita di avere un attimo di consapevolezza, perché è un’opportunità per mettere il primo mattone che dà inizio alla costruzione della Coscienza Spirituale.
Una volta che prendiamo consapevolezza che qualcosa non va, dovrebbe diventare per noi una sfida che ci stimoli a cambiare ciò che non va bene, e dovremmo imparare a vivere con piacere il fatto di poterci prendere la responsabilità del cambiamento, perché vorrebbe dire che abbiamo “visto” con gli occhi della Coscienza.
Perché è chi riesce ad osservare e a comprendere che una cosa non va bene che ha l’obbligo morale di cercare di cambiarla, anche perché chi non vede non può attuare il cambiamento.
Cosa potremmo fare se fossimo la persona del nostro esempio quindi?
“Fare agli altri ciò che riteniamo dovrebbe essere fatto a noi”
Se troviamo che non ricevere i complimenti per i nostri meriti sia sbagliato e ci metta a disagio, possiamo iniziare a complimentarci con gli altri noi per primi quando vediamo che una persona lo merita.
Nel caso dell’esempio riportato sopra questa persona dovrebbe iniziare a dire alla mamma quanto è buona la torta o il pranzo, oppure che è contenta che sia andata a trovare una amica perché così è uscita di casa. “Hai fatto bene mamma!”.
Oppure al lavoro può complimentarsi con un collega perché ogni giorno la fa stare bene perché sorride sempre, o con un altro perché quando gli chiede le cose si mostra sempre disponibile ed è qualcosa di raro e di bello che va riconosciuto.
- Questo tipo di atteggiamento è sicuramente più costruttivo e creerà armonia nella vita di questa persona nei diversi ambiti della sua vita.
- Farà stare bene gli altri e nello stesso momento si sentirà bene con se stessa perché starà creando Giustizia là dove è stata tolta altre volte e di conseguenza creerà lo spazio per la Gioia.
- Per ultimo creerà nelle altre persone il concetto di cosa bisogna fare in queste situazioni attraverso l’esempio pratico.
Alberto Allas
Formatore Gruppo Rebis