Eredi Spirituali di Enrico Mattei cercasi

Nel panorama politico attuale, dove la democrazia è diventata un fantasma di se stessa, e l’interesse per i cittadini una falsità fin troppo evidente sulla bocca dei politici di turno per la tornata elettorale, si guarda all’orizzonte nella speranza di scorgere una sostanza diversa, un’anima viva, una mente che abbia uno spessore che si possa distinguere, come alternativa ai rappresentanti che abbiamo a disposizione. E non si vede nulla.

Allora si va a cercare nei personaggi del passato, sperando che l’esempio possa portare a una sorta di duplicazione, al piacere di emulare qualcosa che è stato grande, onorevole, desiderabilmente replicabile, e che ispiri qualcuno della nuova generazione a voler essere un altro esempio di stima da passare ai propri successori come un testimone in una staffetta virtuosa.

Oggi trovo, tra le pagine di coloro che si sono distinti, Enrico Mattei, primo presidente dell’ENI, uomo dalle doti manageriali sopraffine e dai principi etici e di giustizia applicati equamente nei confronti di tutti, ma soprattutto a tutela della sua nazione e del suo popolo. Nato da una famiglia di umili origini, iniziò a lavorare da giovane senza finire gli studi ma dimostrando da subito un’intelligenza e una brillantezza che gli permisero di scalare le tappe del successo, da apprendista a operaio per passare a ragioniere e approdare alla dirigenza, e ricevendo tra l’altro una laurea honoris causa in Ingegneria Civile dall’Università di Bari: riconoscimenti di un sistema meritocratico oggi quasi completamente estinto.

Spinto da fermi valori patriottici combatté prima nella Resistenza per proteggere la nazione dai tedeschi e poi nella politica interna e internazionale per il perseguimento del benessere dell’Italia. Infatti, la sua fama è legata alla fondazione, nel 1953, dell’azienda di Stato ENI e al suo obiettivo di rendere energeticamente indipendente il Bel Paese, che non poteva ritenersi veramente libero fino a quando sarebbe dovuto sottostare alle condizioni monopolistiche delle sette compagnie petrolifere mondiali, da lui stesso soprannominate le 7 Sorelle. Queste, approfittando del fatto che i produttori erano nazioni in via di sviluppo e spesso costrette ad accettare condizioni inique, avevano creato un cartello per impedire all’Italia di entrare nel mercato da loro controllato. Volevano impedire che la filosofia d’azione etica di Mattei, che proponeva profitti equamente suddivisi, incentivando la collaborazione locale con i produttori, potesse far loro concorrenza sottraendo collaborazioni e contratti che perseguivano la logica spietata del profitto a loro totale vantaggio.

Nel 1945, Mattei riceve l’incarico di dismettere l’AGIP, nata per volere del governo Mussolini, ma comprendendone il valore, peraltro maldestramente dichiarato da un’offerta principesca delle compagnie petrolifere statunitensi che ambivano ai suoi studi e attrezzature oltre che alla proprietà, disattende gli ordini e inizia a lavorare per farla rendere al meglio, e otto anni dopo fonda L’ENI. Superando gli ostacoli postigli anche dal cosiddetto Consorzio, costituito dalle altre compagnie petrolifere internazionali, che aveva rifiutato la richiesta di adesione dell’Italia, Mattei inizia una trattativa indipendente con lo Shah dell’Iran per delle concessioni su territori che non riguardano il Consorzio.

Nel 1957 si conclude l’accordo con 25,000 Kmq di area di concessione, i rischi iniziali di ricerca totalmente a carico dell’ENI, 50% del profitto netto devoluto allo Stato iraniano a titolo di royalty, imposte e tasse, e il rimanente 50% suddiviso equamente tra Iran e Italia. Sullo stesso modello seguiranno anche Egitto e Iraq.

Questo ha significato per l’Italia avere degli utili rapporti amichevoli con gli stati produttori che durarono negli anni e importanti risorse di petrolio senza un grande esborso di valuta. La sagacia di Mattei e le sue politiche contribuirono in maniera indissolubile al miracolo economico degli anni ’60 che sollevarono un paese povero, appena uscito dal secondo conflitto mondiale, verso premesse che lo porteranno da lì a poco a diventare la quinta potenza mondiale.

Abbiamo bisogno di questo tipo di umanità. Non dovrebbe essere difficile trovare le caratteristiche di Mattei visto che sono genialità e doti che fanno parte del nostro DNA nazionale provato nei secoli. Il problema è che il sistema si è strutturato in modo che questi personaggi dotati non possano mai arrivare ai posti di comando perché sono incontrollabili. Chi è guidato dal senso di giustizia vede gli ordini come secondari ed è per lui logico e onorevole disattenderli perché mira a uno scopo più alto. La struttura in cui viviamo teme il genio, la libertà di scelta, il senso di responsabilità, la voce non uniformata. Non potendola controllare la rende innocua impedendole di diventare operativa o la elimina.

La buona notizia è che, come si è strutturata nel tempo l’organizzazione sociale, così si è evoluta anche quella parte spirituale che sa essere indipendente ed efficace contro l’ingiustizia.  Non potranno eliminarci tutti. Torneranno i tempi in cui chi farà la cosa giusta sarà premiato e riconosciuto. Verranno tempi in cui i soppressi risorgeranno come l’araba fenice e renderanno vano il tentativo messo in atto per distruggerli. Ora si può fare.

Eredi spirituali di questa tempra d’umanità disperatamente cercasi.

Simona Valesi
Blogger Gruppo Rebis

Pubblicato da Redazione Rebis

Membro gruppo esperti e gruppo redazione di Rebis.

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