21 Febbraio 2020, Shivaratri.
È un nuovo giorno e questa consapevolezza basterebbe per celebrare ma oggi, in realtà, c’è un modo particolare perché è il giorno – la notte, cioè, di Shiva.
Durante la Maha Shivaratri si festeggia l’unione del principio cosmico della trasformazione e rigenerazione, Shiva, con la sua controparte femminile, Shakti, nella forma della Dea Parvati.
Se, come sostiene l’antica saggezza orientale, l’intero universo esiste di evoluzione in evoluzione per Shiva e Shakti, oggi si celebrano le nozze sacre cosmiche, la convergenza del dio maschile con colei che siede eternamente al suo fianco. Perché se Shiva è pura coscienza, è nella sua Shakti che risiede l’energia, il potere del Dio di dare luogo al mondo fenomenico, al piano immanente della creazione.
Durante la grande notte di Shiva, alla coppia vengono dedicati riti speciali, offerte fatte con devozione, musiche e canti dei loro sacri nomi. Questo momento non è sentito solo in India e nelle comunità indù sparse per tutto il mondo ma anche nell’intimo di ogni praticante di Yoga essendo Shiva il primo Yogi ed essendo Yoga, unione suprema.
È Shiva, il terribile ma dispensatore di gioia, a concedere l’equilibrio interiore e i doni nella pratica dello Yoga e della meditazione. È la sua energia a permettere il graduale risveglio e l’armonizzazione dei flussi sottili che scorrono all’interno del corpo e l’espansione della consapevolezza. Il suo fuoco perenne fonde tutto nell’Uno ed è solo tramite Shakti che Shiva appare sulla terra.
Quest’unione divina ci ricorda l’importanza del matrimonio alchemico anche dentro di noi, con la concessione di egual spazio vitale per entrambe le polarità, yin e yang, così come all’interno della società nella quale viviamo dove solo con un reale equilibrio e una bilanciata collaborazione tra maschile e femminile si può mantenere la vita dell’intero sistema in armonia.
Cristina Alexandris
Blogger Gruppo Rebis