Dire che la causa dell’attuale nostra crisi economica è l’Euro e che sarebbe meglio non averlo è come affermare che non bisogna produrre automobili perché possono essere utilizzate per compiere rapine.
L’Euro è una moneta come ce ne sono tante. La sua specificità, del tutto nuova, è che è stata creata in comune da un gruppo di stati politicamente, militarmente e fiscalmente diversi. E quindi è una moneta utilizzata, al momento, in maniera imperfetta e decisamente migliorabile.
Non è l’Euro in sé il problema, ma l’uso che se ne fa.
Le cinquanta entità statali che hanno dato origine agli Stati Uniti d’America hanno una moneta unica, e questo non crea a loro gli stessi problemi che crea a noi. Certo, loro sono una Nazione, l’Europa no. Ma proprio per superare la frammentazione europea e utilizzare la forza del Vecchio Continente, una Unione dei Popoli Europei avrebbe senso. Per fare da contraltare a giganti economici, politici e militari come gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, il Giappone, l’India, il Brasile…
Il punto vero è che questa Unione dei Popoli Europei dovrebbe essere basata sulla Spiritualità e sui Valori della Coscienza. Così potremmo unire le nostre Qualità e la nostra Forza per costruirla
Il motto nazionale scelto dagli USA è la frase “E pluribus unum”, che significa “Da molti, uno soltanto”. Le tredici colonie inglesi fondatrici, nel definire l’importanza dell’unità per essere più forti, hanno fatto propria una locuzione latina, eredità europea e romana in particolare. C’è di che riflettere…
Proviamo a immaginare come sarebbe un’Europa che riesce a fondere (semplificando un po’…) la creatività italiana, l’organizzazione tedesca, la laicità francese, l’essenzialità inglese per le regole, l’eredità della cultura greca (origine della filosofia), di quella romana (culla della scienza del Diritto), i concetti del Rinascimento italiano, dell’Illuminismo francese, del Romanticismo tedesco, della Magna Charta inglese, della Rivoluzione Inglese e di quella Francese, del Risorgimento italiano, per non parlare del contributo di tutte le letterature, delle arti, dei geni musicali del Vecchio Continente… Se tutto questo fosse governato da Valori Spirituali, che cosa riusciremmo a fare? Quali obiettivi raggiungeremmo? A quel punto, la moneta unica sarebbe solo ciò che dovrebbe essere, e cioè uno strumento economico che, insieme ad altri, una comunità utilizza per governare e rendere possibile il proprio benessere, basato innanzitutto sull’unione spirituale, morale e culturale di un insieme formidabile di popoli, diversi sì, ma vicini di casa da secoli.
Certo la potenzialità europea non piace molto ad altri grandi giocatori, USA e Russia in testa, e per questo le forze disgregatrici sono all’opera da tempo, e probabilmente sono di origine trans-nazionale (alcune delle Ur Lodge di cui parla Gioele Magaldi in “Massoni”, quelle di stampo contro iniziatico e neo reazionario).
Possiamo anche uscire dall’Euro, non lo dobbiamo difendere a prescindere. Se non siamo in grado di gestire il meccanismo monetario che abbiamo messo in moto, o se questo meccanismo è stato creato (e potrebbe decisamente essere) solo come strumento di controllo economico e sociale, possiamo abolirlo e tornare alla situazione precedente. Ma questo potrebbe non bastare. La vera fonte del danno non è la moneta unica in sé stessa, è l’assenza di Coscienza e di Valori Spirituali con la quale essa viene utilizzata. Come l’automobile per fare le rapine invece che per le vacanze, il lavoro o la spesa settimanale.
Oggi abbiamo nell’Area Euro una sola Banca Centrale, quindi chi controlla la BCE controlla in un colpo solo tutta la Zona Euro, costituita attualmente da 19 dei 27 stati membri dell’Unione Europea. Ma se anche avessimo ancora 19 monete differenti, sarebbe sufficiente (e non impossibile, visto come sono andate finora le cose) controllare 19 banchieri centrali, invece di uno solo, e imporre loro le medesime regole restrittive e neo liberiste imposte al Presidente della BCE, per sottomettere comunque i Paesi interessati agli stessi risultati che abbiamo oggi.
Rileggiamo il Manifesto di Ventotene, scritto in piena guerra, nel 1941, da tre italiani (sarà un caso?): Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, ispirati da un libro scritto vent’anni prima da Luigi Einaudi (e sono quattro!). Il testo è considerato l’ispirazione dei principi unitari europei ed è una miniera di conoscenze, analisi e Valori.
Scrivono i tre autori che “la civiltà moderna ha posto come proprio fondamento il principio della libertà, secondo il quale l’uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un autonomo centro di vita”.
Ciò è sfociato in tre conquiste: 1) il diritto delle nazioni di organizzarsi in stati indipendenti, fonti di progresso sociale e di superamento dei campanilismi a favore della mutua solidarietà contro l’oppressione degli stranieri dominatori; 2) il diritto per i cittadini di concorrere a formare la volontà dello stato; 3) il valore dello spirito critico (al quale sono dovute le maggiori conquiste in ogni campo) contro il dogmatismo autoritario.
Questi tre paradigmi sono stati messi in discussione dalle dittature degli anni Venti e Trenta, sfociate nella guerra. La nazione non era più considerata il positivo risultato della convivenza degli uomini. Lo Stato, da tutelatore della libertà dei cittadini, si era trasformato in padrone e i cittadini in sudditi.
Le forze conservatrici si sono sentite minacciate da quelle progressiste e dalla modernità. I dirigenti a capo delle istituzioni nazionali, i quadri superiori delle forze armate, i gruppi del capitalismo monopolista, i grandi proprietari fondiari e le alte gerarchie ecclesiastiche hanno organizzato una forte reazione al progresso dei popoli, volendo escluderli dalla possibilità di godere dei frutti della cultura moderna.
Sempre secondo i tre autori, la conquistata libertà spirituale non ha resistito alla crisi che ha fatto sorgere gli stati totalitari, e nuovi dogmi si sono insinuati in tutte le coscienze approfittando con audacia e senza scrupoli delle rivalità, degli egoismi e della stupidità.
Per questo Spinelli, Rossi e Colorni hanno individuato nella riorganizzazione federale dell’Europa basata sulle costituzioni repubblicane di tutti i paesi federati una possibile e forte soluzione ai problemi locali e collettivi. Allo stesso modo, nel passato gli staterelli unitisi in stati nazionali (due esempi: l’Italia e la Germania) avevano risolto i propri problemi trasformandoli in temi di rapporti fra diverse provincie di uno stato solo.
Secondo i tre autori, le forze conservatrici abusano del sentimento patriottico delle masse popolari per fare leva sull’unica esperienza politica dalle stesse conosciuta, quella di “nazione”, in questo modo limitando la loro visione a una sola possibilità.
Aggiungerei che uno dei nostri punti deboli come europei è che valorizziamo poco la memoria della nostra conoscenza (letteraria e scientifica, giuridica e filosofica, economica e sociologica, artistica e morale)… e inconsciamente teniamo troppo attiva la memoria storica delle guerre che abbiamo vissuto. Non ci combattiamo più con gli eserciti (fa eccezione il conflitto civile jugoslavo) ma con le regole economiche comuni stupidamente limitanti che ci siamo dati, invece di darcene altre, sempre comuni, volte allo sviluppo e al progresso.
Dopo l’ultima guerra mondiale l’economia e la società europee si sono sollevate anche grazie a teorie e pratiche di apertura e aiuto: le idee di Keynes, il piano Marshall, la costruzione del Mercato unico che ha favorito la circolazione di merci, servizi, persone e capitali. Poi, progressivamente, lo storico di guerra è riemerso e ha schiacciato lo spirito della ricostruzione, della rinascita, della crescita, del benessere. E noi, non rendendocene conto, abbiamo tradito gli ideali presenti nel Manifesto di Ventotene.
E quindi?
L’Euro non è né buono né cattivo, è uno strumento che sta a noi decidere come usare. Smettiamola di usarlo come foglia di fico della nostra incapacità morale, passività e mancata evoluzione spirituale.
Se anche è stato creato dai massoni contro iniziati e reazionari, noi che siamo spiritualmente più evoluti di loro potremmo benissimo usarlo per produrre benessere, stabilità, sviluppo economico ed evoluzione sociale.
Altrimenti, staremmo dicendo che la Materia è più forte dello Spirito e che noi non siamo in grado di guidare l’automobile che abbiamo costruito. Questo può anche essere, utilizziamo allora un altro mezzo di trasporto, il camper, il tram, la bici o il monopattino. Ma non diamo la colpa all’automobile. Siamo NOI a essere inadeguati. Noi abbiamo le Conoscenze e la Coscienza per utilizzarle.
Guardato dall’alto dei Valori Spirituali, l’Euro è poco più di un giocattolo in mano di un bambino, l’Europa, che nella migliore delle ipotesi non lo sa utilizzare e nella peggiore lo ha costruito per farsi del male, perché se anche alcune élite economiche lo vogliono così com’è oggi, per sottomettere la gran parte della popolazione, ciò che prima o poi succederà si rivolterà anche contro di loro.
I trattati si possono cambiare, si possono abolire, una costruzione legale come l’unione monetaria può essere rifatta da cima a fondo, come un palazzo, magari completandola con un’unione fiscale e politica (e magari anche militare)…
Il tema non è l’Euro, ma la Sostanza Spirituale presente (o assente) in chi lo utilizza: noi cittadini europei.
Zvetan Lilov
Blogger Gruppo Rebis